Critica - Giovanna Grossato

I soggetti partono dall'osservazione della natura e da attitudini umane primigenie che, con la natura hanno profonda attinenza: la socialità, l'amore, la condivisione, l'unione e la separazione come forze cogenti e contrapposte. Esse determinano gli “Abbracci”, incontri di affinità e ricerca di fusione l'uno nell'altro, ma anche brusche contrapposizioni, antitetiche affermazioni dell'io che, per attuarsi compiutamente, chiede uno spazio tutto per sé. “Odi et amo”, odio e amo, l'esordio di un carme del poeta latino Catullo è probabilmente anche il verso più noto di tutta la poesia antica, proprio perché con la sua brevità evidenzia quanto sia minima la distanza tra i poli capitali dell’esistere; quella piccola “assenza” che si situa tra due generi diversi e che Corrà riesce altrettanto mirabilmente a rappresentare attraverso la “presenza”, forte e concretamente definita delle due figure che, per unirsi, hanno bisogno di considerarsi separate. Sia nei disegni, che con tratti carichi di gestualità impetuosa ma precisa sono, in un certo modo, prefigurazione e pre-storia dell’evento tridimensionale scultoreo, sia nelle sculture stesse che dalla morbidezza cromatica del legno traggono il loro robusto impianto monumentale, altrettanto che dalla pietra – naturale o dipinta – o dalle diverse patine del bronzo. Il colore dei materiali, differenti per consistenza e tecniche di lavorazione, infatti, assume in ogni caso un ruolo costruttivo determinate, così come il tratto, grosso o sottile, insistito o reiterato, nelle chine e nei disegni. (Giovanna Grossato)

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